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IL GARGANO CHE AUSPICHIAMO

L’anno, l’ottavo del Terzo millennio, che sta per far sentire il suo primo vagito, dovrà rappresentare una svolta per il Gargano, se non vogliamo che la forbice tra sviluppo e perdita di posizioni, si allarghi sempre di più. Sviluppo al quale dobbiamo guardare con la consapevolezza che è legato a opportunità che, fortunatamente, sono ancora alla nostra portata ma che se non sapremo cogliere diffi cilmente potremo recuperare nel futuro immediato il terreno che, oggi, sta scivolando sotto i nostri piedi.L’equazione è presto fatta. Se altre realtà viaggiano a “velocità della luce” e noi, al contrario, siamo ancora affezionati ai tempi scanditi da orologi “d’epoca”, continueremo a non comprendere il perché di una svolta da sempre auspicata ma ancora di là da venire. Siamo troppo legati ad un modello di sviluppo che, in parte, ha deluso le aspettative di quanti auspicavano una crescita in termini di cifre pesanti per le popolazioni della “Montagna del sole”. Purtroppo, quel modello trovava la sua centralità in una proposta che aveva più punti deboli che pilastri solidi.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Un turismo che consuma e si consuma nell’arco di tempo di pochi mesi. Una vacanza “mordi e fuggi” che ha penalizzato un territorio, ferendolo proprio in quelle che erano (e sono) le sue peculiarità. Parliamo di un ambiente unico; di una costa tra le più apprezzate; di un entroterra da sogno; di una vegetazione che soltanto menti distorte possono voler cancellare, con i suoi colori e i suoi profumi; di un patrimonio culturale mai abbastanza valorizzato, se non proprio seppellito sotto l’indifferenza.
Tutto questo ha fatto sì che per il Gargano si spegnesse quella luce di speranza che per tanti ha rappresentato il punto di partenza per un percorso virtuoso. Oggi, siamo a leccarci le ferite inferte al nostro patrimonio, senza che si sia fatto nulla perché ciò non accadesse.
Ora è tempo di rimboccarsi le maniche e “ridisegnare” un nuovo modello di sviluppo. Per far questo è necessario che si esca dall’improvvisazione. Diversamente, si commetterebbe l’ennesimo errore che, già in partenza, consumerebbe qualsiasi idea e risorsa. Occorre ritornare alle radici della nostra storia per ripensare al nostro patrimonio come ad un “unicum” al quale guardare con rispetto sì, ma anche con molta concretezza.
Torniamo a ripetere che abbiamo risorse ed energie per risollevarci da una sorta di indifferenza, come se tutto ciò che ci ruota attorno non ci appartenesse o, ancora peggio, che non ci toccasse più di tanto. E’ vero esattamente il contrario. Non crediamo che, dal 24 luglio a questa parte, cioè a distanza di ben sei mesi, le cose siano cambiate più di tanto, nonostante promesse e garanzie date con tanta generosità, da quanti, in quei giorni, s’avvicendavano sul palcoscenico dei media. Ma non possiamo neppure sottacere che, da parte di amministrazioni comunali, ente parco, comunità montana e, chi più ne ha più ne metta, siano state fornite testimonianze tali da far ritenere che la “lezione” sarebbe servita a far sì che si creassero le sinergie da sempre invocate. In poche parole, che, fi nalmente, si parlasse una “sola lingua” e che, tutti insieme, si adoperassero per gettare le basi per la nascita di un nuovo “Progetto Gargano”.
Vorremmo continuare a credere che ciò che, fi nora, non c’è stato, possa concretizzarsi nel prossimo anno. Se così fosse, sarebbe il più bel regalo per il Gargano e le sue comunità.
Francesco Mastropaolo