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Carpino/ Furto salma Antonio Piccininno, ipotesi richiesta di riscatto

Il furto della salma di An­tonio Piccininno, profa­nata il 19 dicembre, con buone probabilità sarebbe, opera di alcuni giovani del posto già noti alle Forze dell’Ordine per consumo e spaccio di droga. Secondo indiscrezioni che arrivano dal piccolo centro del Gargano gli autori del furto (reato penale al quale si ag­giunge “vilipendio di tom­ba”) potrebbero restituire la salma dietro pagamento di un piccolo riscatto (alcuni sostengono equivalente a poche migliaia di euro). Ipotesi, quella del riscatto, che, secondo fonti infor­mate, sarebbe quella mag­giormente caldeggiata da­gli inquirenti che stanno svolgendo le indagini. Al momento infatti restereb­bero escluse, comunque poco battute, le piste che portano ad un gesto goliar­dico compiuto da “balor­di”. Non è da escludere una possibile celere chiusura delle indagini con l’individuazione dei soggetti che hanno rubato il corpo dell’ultimo cantore del Gargano. La salma di Antonio Picci­ninno è stata profanata e portata via dieci giorni dopo la sua morte (avvenuta nel centro riabilitazione di Rodi Garganico dove era ospite da qualche tempo). Ignoti, al momento, sono entrati nel cimitero di Ca­prino, scardinato l’ingresso della tomba di famiglia e rubato la bara di Antonio Piccininno fautore della ri­scoperta della musica po­polare del Gargano e indi­scusso protagonista del Carpino Folk Festival (Kermess dedicata alla musica popolare che si tiene ogni anno nel comune garganico). Ad accorgersi dell’accaduto sono stati i figli Michele e Carlo che mantengono ri­serbo sull’andamento delle indagini. La convinzione degli inquirenti è che non si tratti di un gesto casuale o senza spie­gazione. E’ evidente che chi si è introdotto nel camposanto di Carpino voleva proprio im­possessarsi della bara di “zì Nton”. Opinione diffusa anche tra gli abitanti che – seppur mantenendo una certa diffidenza per domande dirette a capire chi potrebbero essere gli auto­ri del furto fanno intende­re che il corpo del cantore è stato rubato per ottenere soldi. “Siamo di fronte a gente malata che non ha ri­spetto né dei morti. né dei vivi. Non ci sano parole per definire un gesto assurdo i cui autori spero siano assicurati alla giustizia in tempi rapidi” era stato il commento a caldo di Stefano ­Pecorella presidente del Parco Nazionale del Gargano.

Michele Gemma
L’attacco

 

 

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