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Carpino/ 2 condanne a trent’anni per l’omicidio dell’86enne Giuseppe Ciuffreda

C’erano i vestiti ancora sporchi di sangue nella casa dei due sospettati numero uno, il giorno in cui furono perquisiti all’interno di un’abitazione dopo l’omicidio dell’86enne Giuseppe Ciuffreda, ammazzato in casa per una rapina al 28 febbraio 2016. Ieri la sentenza di primo grado con due condanne a 30 anni per due rumeni, Ionut Dragus, 38enne e Cristi Alistar, 22enne.
Quella domenica mattina la figlia del Ciuffreda, dopo aver rinvenuto il corpo esanime del padre all’interno della sua abitazione di Carpino, aveva richiesto l’intervento dei Carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano. I militari, giunti sul posto, avevano constatato la rottura del vetro destro della porta d’ingresso e, una volta all’interno dell’appartamento, avevano ritrovato, nella camera da letto, l’86enne riverso a terra, in posizione supina, con mani e volto ricoperti di sangue ed evidenti segni di percosse sul volto. L’uomo era stato poi trasferito presso l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo dal personale del 118, senza che riuscisse a riferire alcunché su quanto occorsogli a causa dello shock conseguente alla violenta aggressione subita. Lo stesso non si sarebbe più ripreso dai traumi, morendo qualche mese dopo, il 10 maggio.
Gli accertamenti tecnici del RIS di Roma avevano poi permesso di verificare l’identità tra il sangue sugli indumenti contenuti nella busta e quello della vittima. L’11 giugno 2016, Dragus fu raggiunto da un ordine di cattura, ma non aveva operato da solo.
Alcune foto presenti su Facebook ritraevano infatti il 22enne rumeno Cristi Iulian Alistar con una felpa, un giubbino smanicato, un paio di jeans e un paio di scarpe da ginnastica uguali a quelli sequestrati dai militari della Compagnia di Vico del Gargano. Il giovane, che risiedeva a Carpino, aveva lasciato il centro garganico già il giorno seguente l’efferata rapina, facendo perdere le proprie tracce. Il 13 settembre 2016, in seguito all’emissione di un Mandato di Arresto Europeo a suo carico, era stato poi rintracciato e riportato in Italia dal personale del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale.