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Un processo al Visconti nel 1758 a Ischitella.

Della cosa e che vi era un accesso rotabile colla regia Corte, al che il medesimo Marchese rispondeva che esso avrebbe fatto fare detto accomodo finale alla strada col suo denaro e lo avrebbe con forza fatto pagare a me dalle rendite dell’Università a cui fui sempre ripugnante ,ma esso sig. Marchese avendo già fatto cominciare il predetto accomodo finale della strada verso la fine di Maggio del prossimo passato anno 1758 in uno di quei giorni che al Marchese conviene con distinzione il preciso e per la larghezza del tempo stando io sopra detto Palazzo il predetto Marchese tornò a a chiedermi il denaro occorrente per la spesa dell’accomodo di detta strada enunciata ed io avendo replicato che non potevo affatto disporre il peculio dell’Università ,perchè la Regia Corte andava in contrasto ,il medesimo chiamò il M .co Michele d’avolio che stava nell’anticamera in detto Palazzo e Tomaso Protano sebbene mio congiunto ,ma di lui maestro di casa stipendiato ed ordinò che mi fossero levate le le fibbie d’argento delle scarpe,le fibbie dei calzoni,,la spada d’argento una tabacchiera d’argento,che aveva in tasca i bottoncini d’argento ,la camicia e infatti il suddetto Michele D’Avolio avendomi afferrato mi teneva strettamente per le braccia ed esso Tommaso Protano unitamente con il volere del Marchese mi tenevano dette fibbie d’argento dalle scarpe ,quelle dei calzoni ,la spada d’argento ,da lato la tabacchiera d’argento,dalla sacca,detti bottocini d’argento dai polsis della camicia così che dovetti calare da detto palazzo senza dette robbe ,ed andato in casa mia tenendo un altro paio di fibbie d’argento mostratomi dal q.dam Berardino Viscontimio padre, quelle mi posi alle scarpe,

Continua.