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Vieste/ Reporter della Tua Città/ MORIRE SENZA AVERE AVUTO UNA STORIA

Succede agli uomini, succede alle cose, finire la propria esistenza senza avere avuto una storia.
Ho assistito in questi giorni alla fase di demolizione del “Vecchio Mercato” coperto, vecchio ancora prima di essere destinato alla funzione per cui è nato e che mai “mercato” è stato.
Era da anni lì, abbandonato, esposto all’incuria del tempo in attesa che venisse utilizzato in qualche modo, che gli venisse data una funzione pubblica utile alla popolazione. Tante idee, tanti progetti, ma niente! Non riusciva ad avere una storia il “Vecchio Mercato”. Sembrava essere destinato all’oblio che accomuna le tante cattedrali nel deserto sparse su tutto il territorio del Paese Italia, dimenticato volontariamente dagli uomini fino a diventarne addirittura una vergogna.
“Non è un bel biglietto da visita per un paese che vive di turismo”, si diceva. Insomma da orgoglio, all’abbandono, a vergogna, attraverso lunghi anni di deriva mentale dei suoi ideatori.
Era pensiero comune : “È stato costruito male, con materiali di pessima qualità, andrà giù come un gigante di cartone ai primi colpi”, e invece lo vedo resistere, opporsi alla forza dilaniante delle fauci di due “tirannosauro” meccanici che strappano a pezzi la sostanza della sua struttura. È come se volesse opporsi alla sua inesorabile fine il “Vecchio”.
Eppure è successo qualcosa che mi ha fatto capire che quel “Vecchio Mercato” una storia l’ ha avuta e, a pensarci bene, anche bella. Negli ultimi anni alcune famiglie di senza tetto hanno occupato quei locali, hanno adibito il” Vecchio Gigante” a loro abitazione. Certo nell’insieme non era bello a vedersi ma vi posso assicurare che il “Vecchio” si era uniformato benissimo a quella gente che come “lui” era stata dimenticata. Era diventato la testimonianza di una precarietà che si voleva non vedere, non considerare, una contraddizione per una società “solo” economicamente sviluppata.
Vivevano in simbiosi, le famiglie e il “Vecchio”, anzi, finalmente serviva a qualcosa, aveva una STORIA, uno scopo, una finalità. Non importa quanto abusiva poteva essere quella situazione, ma vi posso garantire (per quel poco di esperienza che ho nel campo delle costruzioni anche pubbliche) che è stata una delle strutture più vitali che io abbia mai visto.
Vi sono nati dei bambini lì dentro e cresciuti scorrazzando felici nello spazio intorno. Signore e giovani donne che uscivano al mattino presto per svolgere un lavoro più precario della loro precarietà o che tornavano da qualche incombenza svolta in centro. E c’era pure Biasimo che ogni volta che mi vedeva affacciato al balcone voleva regalarmi uno dei tanti cardellini che allevava in casa.
Molti di loro erano lì l’altro giorno, assistevano muti alla lotta che il “Vecchio” stava sostenendo, si sentivano partecipi a quello sforzo di resistenza, si intuiva dai loro sguardi. Vi ha abitato per alcuni anni il vecchio Giacomo ed aveva messo su anche un piccolo commercio di ferri vecchi, con lo sguardo fisso e la sigaretta tra le labbra assisteva tra lo sgomento e la malinconia; e c’era il suo cane Rocky che alternava lo sguardo tra il suo padrone e la sua ex casa che non c’era più – forse cercava risposte a quello strano comportamento degli esseri umani. C”erano i bambini che, agitati, indicavano alle mamme le loro camerette sventare e che riconoscevano per i colori vivaci delle pareti che avevano rappresentato il luogo dove prendevano forma le loro fantasie. C’erano i loro ricordi e quelli, per loro, conteranno e rimarranno indelebili nella loro memoria ad indicare un periodo della loro infanzia. Per i bambini, si sa, per la loro innata resilienza, l’amore e la libertà contano più della precarietà. Era straordinario e struggente vedere quella gente, quello che saltava agli occhi era il legame che avevano consolidato negli anni con quel luogo; il “Vecchio Mercato” possedeva un’anima avendola carpita a quegli esseri umani nel corso della loro esistenza tra quelle mura.
Mi dicono che è stato venduto a una società che vi costruirà una struttura commerciale alla quale sarà annessa un’area attrezzata a parcheggio e che finalmente la zona sarà bonificata ed acquisterà un aspetto dignitoso, i proventi della sua vendita andranno a coprire parte del debito che la nostra comunità ha accumulato negli anni. (!)
VUOI VEDERE CHE IL “VECCHIO MERCATO” OLTRE AD AVERE AVUTO UNA STORIA, UN’ANIMA, È ANCHE DIVENTATO UN EROE?
È si! Perché è considerato ” eroe” colui che si è sacrificato per il bene comune – e più sacrificato di così!!
Gli uomini, come le cose, hanno un principio e una fine, quello che conta è LA STORIA che c’è nel mezzo.

Gaetano Manfredi