Menu Chiudi

Vieste/ Omicidio Pecorelli: ci sono 6 indiziati per l’agguato il ferito s’è nascosto fra i rovi.

Ci sono 6 sospettati – tutti viestani sottoposti all’esame stub e rilasciati – per l’ag­guato di martedì mattina in contrada «Mandrione» alla periferia di Vieste, dov’è stato uc­ciso Gianmarco Pecorelli che 22 anni li avreb­be compiuti il prossimo 7 settembre; e ferito l’amico Christian Pio Trimigno di 32 anni, operato d’urgenza all’ospedale «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo per le ferite all’addome, e che dovrebbe cavarsela an­che se la prognosi resta al momento riservata. Nelle ore immediatamente successive all’aggua­to – il 14° in tre anni e mezzo a Vieste con 9 morti, 5 feriti e 1 lupara bianca – i carabinieri e i po­liziotti hanno sottoposto all’esame «stub» sei garganici del posto, in cerca di residui di polvere da sparo su mani e indumenti ed i cui esiti si co­nosceranno solo nei prossimi mesi. I sei sospet­tati dopo essere stati interrogati sui loro mo­vimenti all’ora del delitto, sono stati rilasciati: alcuni di loro sarebbero ritenuti vicini al clan capeggiato da Marco Raduano, al momento ai domiciliari per violazione della sorveglianza speciale, rivale del gruppo al cui vertice viene individuato un altro giovane del posto, Giro­lamo Perna attualmente in carcere per ami, ed al quale sarebbero stati vicini Pecorelli e Tri­migno, secondo le mappe delle forze dell’ordine. Una quindicina le perquisizioni effettuate. L’agguato dell’altra mattina è la risposta all’omicidio di Antonio Fabbiano, ritenuto vicino a Ra­duano, ucciso il 25 aprile scorso? Persino scon­tato porsi la domanda e porla agli investigatori che oppongono il segreto istruttorio. I carabinieri contano di ricostruire la dina­mica dell’agguato – il quarto da marzo ad oggi con 3 morti ammazzati e 2 feriti – attraverso la te­stimonianza dello scampato Trimigno. Secondo una prima ricostruzione dei fatti i due giovani viestani erano a bordo di uno scooter, forse gui­dato da Pecorelli, quando un’auto con almeno tre sicari a bordo li ha speronati, facendoli cadere: Pecorelli ha percorso pochi metri prima di ca­dere colpito in numerosi parte del corpo ed anche alla testa; Trimigno, benché ferito all’addome, è riuscito a scappare e nascondersi nella fitta ve­getazione, dando l’allarme col telefonino e ve­nendo poi trasportato in elicottero all’ospedale di San Giovanni Rotondo per essere operato. Sul posto i ca­rabinieri non hanno ritrova­to bossoli, cartucce e/o ogive anche in considerazione del­la fitta vegetazione, per cui al momento non è noto quante e quali armi abbiano fatto fuo­co: maggiori chiarimenti li fornirà l’autopsia col recupe­ro dei proiettili ritenuti sul corpo della vittima. Per quel poco che trapela dall’ambiente in­vestigativo par di capire che potesse essere Pe­corelli l’obiettivo primario dei sicari. Il giovi assassinato era stato forse sospettato dalle forze dell’ordine di essere coinvolto in altri fatti sangue? La domanda s frange contro il segreto istruttorio. Nel passato di Pecorelli c’è un solo arresto: il 19 settembre del 2015 fu bloccato dalla Polizia con l’accusa essersi disfatto di una bu con una cinquantina di grammi di cocaina: in primo grado venne condannato a 5 anni mesi, pena ridotta in appello a 2 anni con sospensione condizionale, era da tempo tornato in libertà. Intanto un’Alfa 145 abbandonata sul ciglio della strada e data alle fiamme è stata recuperata a Vieste in località Montincello, a pochi km dal centro abitato. L’incendio dell’auto è stato registrato poco dopo l’agguato Pecorelli. I militari non escludono che possa trattarsi del mezzo utilizzato dai sicari per speronare lo scooter con a bordo i due giovani e dal quale è stato poi aperto il fuoco. Indagini in corso.

 

gazzettacapitanata