Gli attuali 5.145 assegni di cura dovranno essere dimezzati, per garantire a tutti i 1.000 euro al mese di contributo destinati a coprire il costo dell’assistenza personale. Dopo le polemiche infinite sul bando appena concluso, la Regione si prepara a lanciare il nuovo: 25 milioni di euro a fronte dei 60 garantiti per l’annualità 2017-2018. Bando che arriverà in sistematico ritardo: gli attuali assegni di cura sono esauriti dal 13 luglio, ma la finestra per la presentazione delle nuove domande si aprirà dal 24 settembre al 26 ottobre e le graduatorie – pur con decorrenza retroattiva – verranno rese note a fine novembre. Le proteste delle associazioni hanno ottenuto dalla Regione la rinuncia a considerare come prevalente il requisito economico. Tuttavia, in una situazione di scarsità di risorse e a fronte del «no» dei malati a ridurre l’importo dell’assegno, erano necessari dei criteri per stabilire le priorità, anche perché la Puglia è stata fino ad oggi la più generosa tra le Regioni
italiane (12 casi finanziati ogni 10 mila abitanti, contro i 5 della Lombardia): bisogna insomma rimettersi in linea. I disabili gravissimi o non autosufficienti che otterranno l’assegno di cura dovranno utilizzarlo per pagare le prestazioni di un «care giver», che può essere un familiare oppure un professionista, e non dovranno avere contemporaneamente ottenuto il buono servizio per la frequenza di centri diurni o contributi regionali per progetti di vita indipendente, per il «dopo,di noi» o per il rimborso di spese di terapie di riabilitazione collegate con l’autismo. Viceversa, verrà favorito chi non percepisce il Red (il reddito di dignità), chi vive da solo, con genitori anziani o con parenti disabili, chi convive con maggiorenni non pensionati e disoccupati, e chi riceve già altre prestazioni domiciliari. L’idea è insomma di privilegiare le persone che si trovano in situazioni di vita più disagiate (ad esempio perché i genitori non lavorano), o chi non può contare sul supporto familiare, e chi è già inserito nel sistema delle prestazioni domiciliari: per questo le Asl avranno accesso, in sede di istruttoria delle domande, alla situazione dei servizi attivati per ciascun paziente.