Menu Chiudi

Attenti alle insidie su Facebook

Il numero di telefono è personale è non può essere diffuso sui social, senza il permesso del titolare. Se si pub­blica su Facebook la foto di un amico che non gradisce, si tagga qualcuno che non lo ha chiesto o si inserisce in un gruppo What- sApp un conoscente senza chie­dergli il permesso si va incontro a veri e propri illeciti penali pu­nibili con la reclusione fino a 24 mesi per la diffusione dei propri dati personali. Contrariamente infatti a quello che si può pen­sare, in un’era in cui tutto sembra dover essere per forza pubblico, ci sono persone riservate a cui non interessa apparire o divul­gare i propri dati a chiunque. Del resto è noto che il diritto tutela privacy, per cui meglio chiedere prima di diffondere informazioni e dati altrui.

Commette il reato di porno­grafia minorile chi induce con minacce la fidanzata minorenne a fare selfie erotici per poi in­viarli ad un amico su Facebook. Lo ha stabilito la Corte di Cas­sazione che stringe le maglie sul cosiddetto sexting, condannando il responsabile a tre anni di re­clusione e al pagamento di 18mila euro di multa. La decisione pren­de le mossa dal caso di un ra­gazzo, minorenne all’epoca dei fatti, che aveva chiesto con in­sistenza alla fidanzata quattor­dicenne di scattare fotografie che la ritraevano per poi inviarle sul cellulare intestato alla madre. La ragazza aveva trasmesso venti- quattro scatti autoprodotti (sel­fie). Dal processo era inoltre emerso che il giovane avrebbe avuto spesso atteggiamenti vio­lenti e che quindi la ex fidanzata avrebbe ceduto al sexting soltan­to dietro ricatto.