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Un processo al Visconti a Ischitella nel 1758 (221° parte).

persone di Peschici ,ed poco dopo dallo stesso guardiano mi fu portato ancora un castrato ,dandomi lo stesso mi ordinò di doverlo uccidere e scorticare ,così come fece ,ed in atto che stava ciò eseguendo venne in detta bottega il suddetto Mag.co Gio Batta visconti ,il quale cominciò a lamentarsi col Lionardo Michele d’Errico ,che era colà presente ,per aversi preso tre agnelli dalla sua mandria quando che avendone pochi si servivano per allievi ,e domandava la restituzione dei tre agnelli i quali avendoli già uccisi non potè ripigliarseli ,e dichiarò ancora detto Visconti che esso per non far prendere gli agnelli si contentava di regolare a detto Marchese il castrato, e dopo ciò se ne andò ,ed io avendo finito a scorticare detti quattro agnelli ,ed il castrato se ne prese la carne il predetto Lionardo Michele d’Errico ,con altre persone ,che non mi sovvengono ed se le portarono con loro ,ed il predetto Mag. Visconti essendo ritrovato in detta bottega volle la pelle del castrato e dell’agnello ,ma dopo seppe che il Lionardo d’Errico guardiano se l’aveva esso fatto dare dal nominato Visconti con esserne andato a prendere dalla di lui propria casa ,dicendo che detto Il.re Marchese glieli pagava e perciò aspettavamo ad esso guardiano le pelli ;nè altro io so di questo ,ed è la verità in causa scientis.

Inteso del costituito detto Sig. il suddetto Michele Lionardo d’errico ,può deporre quanto segue di sopra.

Per segno di croce.

il Presidente dell’Acqua.

Giuseppe Laganella