Esplode la questione della legge, il partito di maggioranza insiste: il tetto del quorum non va assolutamente cancellato.
La febbre del 4% è diventata guerra aperta. I piccoli partiti sono insorti ieri rilanciando l’offensiva contro la soglia di sbarramento che entrerà i n vigore alle elezioni regionali del 2010: chi non supererà il 4% per cento dei consensi, sarà fuori dal Consiglio regionale. A lanciare l’ultimatum è stato Vittorio Potì, capogruppo dei Socialisti autonomisti, al Consiglio regionale: «Chiediamo che entro dieci giorni si convochi la settima commissione con un unico punto all’ordine del giorno, la discussione sulla legge elettorale. Nel 2010 infatti lo sbarramento in vigore sarà del 4%. C’è una proposta di legge invece presentata due anni fa che abolisce la soglia. Noi vogliamo discuterla». La richiesta è indirizzata al presidente della commissione statuto, Gianfranco Chiarelli che s’è impegnato a riunirei commissari sull’argomento entro il 6 giugno. Potì non è da solo. A pensarla come lui sono Mimmo Lomelo dei Verdi, Arcangelo Sannicandro di Rifondazione comunista, Donato Pellegrino dello Sdi, Cosimo Borraccino del Pdci, Francesco Visaggio del Nuovo PSI e Antonio Buccoliero dell’Udeur. Un paio d’anni fa, sulla proposta di legge, c’erano anche le firme di qualche consigliere di maggioranza, oggi nel Partito democratico. Ma il capogruppo dei Ds, Antonio Maniglio, ha subito precisato che «i consiglieri del Pd da tempo hanno ritirato la firma dalla proposta che cancella lo sbarramento del 4%».