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Acqua – SCONTRO SULLE BOLLETTE: “AQP NON PUÒ TOCCARLE”

L’Ato: "Aumentarle a luglio? Per ora è impossibile". Ma può l’Acquedotto Pugliese aumentare le tariffe, già da luglio, come è stato prefigurato l’altro giorno dall’assessore Saponaro nell’audizione in Regione «No, non può», dice l’Autorità d’ambito. l’ente che raggruppa i Comuni e che – secondo la legge -è l’unico soggetto titolato a fissare i costi del servizio idrico integrato.

Nicola Pice,l’ex sindaco di Bitonto che ancora per qualche settimana regge la presidenza dell’Ato, non le manda a dire: «Quello che sta tentando di fare Aqp è un’espropriazione del ruolo dell’Ato, oltre che un’operazione di confusione nei confronti dei cittadini pugliesi. Che si sappia: Aqp non può, in nessun modo, toccare le bollette».

La guerra tra Ato ed Aqp non è cosa di oggi. L’Autorità d’ambito ha pescato in fallo l’Acquedotto sugli investimenti mai fatti, per i quali l’azienda ha ricevuto in tre anni (dalle bollette) 88 milioni. Per questo il nuovo Piano d’Ambito, in via di approvazione, blocca le tariffe fino al 2011, e prevede di sbloccarle solo quando saranno finalmente realizzati i famosi dissalatori:

perché solo allora – ragionano i Comuni – cresceranno i costi di gestione. Aqp ha giustificato la scelta di aumentare le tariffe con l’aumento del costo industriale dell’acqua (il prezzo che la Puglia corrisponde alla Basilicata). Ma, anche qui, l’Ato fa notare una discrepanza. L’aumento del costo industriale per gli usi residenziali è di 1,5 centesimi al metro cubo. In questi giorni, invece, si parla di aumentare le bollette da 1,30 a 1,36 euro/mc. Dunque quattro volte tanto. «Noi siamo disposti a dialogare con Aqp sul tema tariffe – dice Pice – e infatti abbiamo mandato a loro e alla Regione il piano d’ambito adottato, affinché facessero le proprie osservazioni». Aqp ha risposto impugnando l’atto di fronte al Tar: secondo l’azienda quel piano non sarebbe economicamente sostenibile. Siamo dunque allo scontro aperto. Il problema è che questa «guerra dell’acqua» si gioca nelle tasche dei pugliesi, perché tra l’altro l’aumento prospettato (pari al 4 % ) è pure superiore all’inflazione. Bisognerebbe poi verificare se l’aumento è compatibile con quanto previsto dalla legge (il Testo unico ambientale, che ha assorbito la Galli), che pone dei limiti abbastanza stringenti. Nel frattempo la Regione sta lavorando su un’ipotesi legislativa di modifica del regime tariffario, e anche qui c’è tutta una serie di dubbi: l’Antitrust ha già avvertito via Capruzzi che la materia è spinosa, perché oltretutto la Regione è in conflitto di interessi dato che possiede l’87 % di Aqp. E del resto scavalcare l’Ato, su questa partita. significherebbe far saltare l’unico soggetto che fino ad oggi ha in qualche modo controllato l’operato industriale dell’azienda.

Intanto, ieri è stato discusso davanti al giudice del lavoro di Bari il ricorso per comportamento antisindacale presentato nei confronti di Aqp dalla Filcem Cgil. Il sindacato sostiene che l’Acquedotto avrebbe violato una serie di accordi già sottoscritti. Il confronto di fronte al giudice è stato piuttosto aspro: l’udienza è stata aggiornata al 9 giugno, quando saranno ascoltati due testimoni.