La minaccia alle specie acquatiche viene dal cielo. Lo spauracchio dei pesci sono i cormorani. Sono in aumento esponenziale e fanno man bassa di pesci ovunque si trovino. Li fagocitano direttamente nell’esofago. Nella laguna di Varano, uno dei pezzi pregiati del Parco del Gargano, hanno fatto danni enormi alla fauna ittica, agli allevamenti di pesci. Pescatori e acquacoltori sono in allarme. La fauna ittica è fortemente decimata dagli assalti di questi predatori giganti: oltre un metro di lunghezza per oltre uno e mezzo di apertura d’ali. «Non solo i lupi e i cinghiali ma anche i cormorani a rompere l’equilibrio dell’ecosistema garganico con gravi ripercussioni economiche su allevatori, agricoltori, imprenditori che vedono compromesse le proprie attività lavorative visto che non passa giorno che debbono fare la conta dei danni subiti ora ad opera dei lupi, ora dai cinghiali, ora dai cormorani», denuncia il presidente provinciale dell’associazione “Caccia pesca e ambiente” Matteo Trotta che esprime tutta la preoccupazione degli operatori economici del Gargano per «una situazione che espone il Parco del Gargano a progressivi e decisi passi indietro». La disamina che tratteggia supportata da oggettivi dati di fatto riscontrabili nelle vicende che attraversano l’ente Parco, è stringente e inquietante. «Quando si pensò al Parco del Gargano – riflette Trotta – si disse che era l’unico strumento per focalizzare l’attenzione di tutte le nostre risorse agro-silvo-pastorali, al fine di valorizzarle e usarle correttamente con adeguati metodi di gestione e restauro ambientale con l’integrazione fra uomo e ambiente. Guardando lo stato attuale si può dire che si sognava qualcosa di diverso dalla realtà di oggi. Esempio emblematico è l’Oasi Lago Salso. Un Parco che creasse nuove opportunità per i nostri giovani; un turismo diverso più incisivo per tutto l’anno; l’incremento della fauna selvatica quella “nobile”. Si è invece assistito al depauperamento del patrimonio della fauna selvatica con la scomparsa della gallina prataiola, della lepre italica, della starna garganica e a rischio è il capriolo garganico preda dei lupi. Una miriade di problematiche irrisolte, fino ad arrivare alla questione della richiesta di revisione dei confini dell’area del Parco». Tale richiesta viene dagli imprenditori danneggiati dai continui assalti predatori dei cormorani che hanno prodotto danni per oltre mezzo milione di euro. «Se l’Ente Parco non è in grado di preservare il nostro lavoro – è la osservazione avanzata – è preferibile uscire dall’area protetta e difenderci da soli». Dalla Regione Puglia arrivano incondizionati “niet” a qualsiasi intervento come ad esempio la possibilità di una caccia selezionata come in altre regioni. «Purtroppo – rileva Trotta – sono arrivati solo dinieghi e divieti di ogni genere».
Michele Apollonio