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Sanità Puglia/ Tumore, i tempi da rispettare bisogna operare entro un mese.

I primi cinque hub saranno presen­tati a giorni: diventeranno ospedali di riferimento regionali per il tumo­re alla mammella, al colon, al polmo­ne, all’utero e alla prostata. Nell’e­lenco che l’Aress, l’Agenzia regiona­le per la salute sta approvando, ci so­no anche il Policlinico e l’Oncologi­co di Bari, insieme al Miulli di Acqua­viva. «Diventare “hub” significa ri­spondere a precisi requisiti e mantenere standard elevati», spiega il di­rettore generale dell’Aress, Giovan­ni Gorgoni, che con gli esperti della neonata Rete oncologica ha prepara­to un dettagliato elenco delle presta­zioni e degli interventi, con i tempi da rispettare. Per il tumore all’ute­ro, per esempio, non dovranno pas­sare più di due settimane dalla pri­ma visita alla stadiazione, cioè alla valutazione della malattia attraver­so esami clinici e strumentali. Per il cancro alla mammella, il referto isto­logico completo dovrà arrivare in meno di venti giorni. Chi ha un tu­more alla prostata, dovrà attendere meno di venti giorni per la biopsia e meno di tre mesi per l’inizio della radioterapia esclusiva. Con referto positivo della biopsia al colon, l’intervento andrà programmato in meno di trenta giorni. Repubblica ha accolto nei giorni scorsi numerose segnalazioni, da ul­tima quella di un paziente con mieloma multiplo che ha dovuto aspet­tare quattro settimane per la biopsia. Con la creazione della Rete, per seguire i pazienti oncologici e 21mila nuovi casi di tumori all’anno in Pu­glia, sono nati 18 Coro, i Centri di orientamento oncologico, ciascuno costituito da oncologo, psiconcologo, assistente sociale, funzionario amministrativo, infermiere e volon­tario. Ogni Coro dovrebbe garantire la presa in carico totale del pazien­te, dalla prenotazione delle visite al­le pratiche per l’invalidità. A metà giugno è stata disegnata la nuova mappa degli ospedali pugliesi che diventeranno punto di riferimento unico ed esclusivo per ogni singola patologia tumorale. Si parte dalla de­finizione delle prime cinque sottore­ti di patologia, che da sole rappre­sentano la metà delle 21mila nuove diagnosi di cancro all’anno: mam­mella, utero, prostata, polmone e co­lon. «Abbiamo in primo piano la com­ponente tempo – spiega Gorgoni – che in oncologia amo definire come la medicina più efficace». Gli ospe­dali saranno divisi in hub e spoke, esattamente come nelle biciclette esiste il mozzo, cioè il centro della ruota (hub), e il raggio (spoke). Le strutture che diventeranno fulcro della rete, dovranno rispondere a tre criteri cardine: precisi volumi chirurgici annui (100 per il polmo­ne, per esempio, 135 per il seno), pre­senza di un reparto di oncologia atti­vo e presenza di un team multidisci­plinare completo, che segua il pa­ziente aumentando almeno del 30 per cento la possibilità di sopravvi­venza, anticipa Gorgoni. L’accredita­mento degli hub si concluderà tra una decina di giorni. A indirizzare i pazienti saranno le indicazioni dei Pdta (Percorsi dia­gnostici terapeutici assistenziali), che per ogni patologia definiscono chiaramente chi fa cosa, come e quando, in maniera semplificata, ga­rantendo un livello uniforme di qua­lità dell’assistenza su tutto il territo­rio regionale. E così l’ospedale hub per il tumore all’utero dovrà garanti­re la prima visita dal ginecologo en­tro una settimana dalla richiesta al Coro, il Centro di orientamento on­cologico. La riunione del team per discutere i casi dovrà tenersi alme­no una volta a settimana; l’interven­to chirurgico andrà eseguito entro massimo quattro settimane dalla presa in carico del team, così come in meno di un mese dovrà arrivare il referto istologico del pezzo operato. Sei settimane, poi, per cominciare la chemioterapia e non più di dodici dall’intervento chirurgico per avvia­re la radioterapia. Tempi certi an­che per le donne che scoprono di avere un cancro alla mammella: il referto istologico completo dovrà arri­vare in meno di 20 giorni per alme­no il 70 per cento delle pazienti, mas­simo 30 giorni per l’asportazione della neoplasia maligna dal momen­to dell’inserimento nella lista chirur­gica. Dopo l’intervento chirurgico, la paziente non potrà aspettare più di 18 mesi per una mammografia.

Silvia Dipinto

repubblicabari