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Vieste/ Chiesti 20 anni per Raduano e altri 37 anni per i coimputati. Il boss risponde di traffico di droga aggravato dalla mafiosità.

La Dda ha chiesto al gup di Bari la condanna a 20 anni di reclusione di Marco Raduano, 36 anni, viestano, ritenuto al vertice dell’omonimo clan coinvolto nella guerra di ma­fia nel centro garganico, accusato di traffico e spaccio di droga aggravato dalla mafiosità, e di porto e detenzione illegale di armi. La stessa pena – 20 anni di carcere – il pm Ettore Cardinali l’ha invocata per il nipote del presunto boss, Liberantonio Azzarone di 29 anni: 13 gli anni di reclusione invocati per Gianluigi Troiano, di 26 anni, anche lui viestano; mentre 4 anni di carcere sono stati invocati per il padre Luigi Troiano di 56 anni, che risponde «solo» di concorso nella detenzione di 152 chili di marijuana senza la contestazione dell’aggravante della mafiosità. 14 garganici furono fermati il 7 agosto del 2018 dai carabinieri del nucleo investigativo di Foggia e dai colleghi della tenenza di Vieste su decreti di fermo spiccati dalla Direzione distrettuale an­timafia. Il processo si celebra con rito abbreviato da­vanti al gup del Tribunale di Bari Francesco Pellecchia che ha rinviato l’udienza a dicembre quando sono previste le arringhe degli avvocati Francesco Santangelo (difende i due principali imputati, zio e nipote); Cristian Caruso (assiste Azzarone e Gianluigi Troiano); Giancarlo Chiariello (codifensore di Raduano); e Federico Straziota, che difende Luigi Troiano. La sen­tenza di primo grado dovrebbe essere pronun­ciata a gennaio: in caso di condanna gli imputati beneficeranno dello sconto di un terzo della pena per la scelta del rito abbreviato. Raduano, che si è sempre dichiarato inno­cente, negli ultimi otto anni ha subito una mezza dozzina di arresti per armi, droga, rapina, estor­sione, violazione della sorveglianza speciale cui sono seguite condanne e assoluzioni. È ritenuto a capo dell’omonimo clan, coinvolto nella sangui­nosa guerra di mala finalizzata ad assumere la leadership nei traffici di droga, e che dal gennaio 2015 ad oggi (l’ultimo ferimento è dello scorso 14 ottobre) ha contato 17 agguati con 10 morti am­mazzati; 1 lupara bianca; e 6 tentativi di omicidio. Uno degli agguati falliti, quello avvenuto sera del 21 marzo 2018 in paese, vide vittima lo stesso Raduano ferito a mani e gambe dalle fucilate e mitragliate esplose da tre killer appostati nei pressi di casa: per il tentato omicidio Raduano sono sotto processo i cugini Claudio e Giovanni Innoli, ritenuti esponenti di vertice del gruppo rivale che sarebbe stato capeggiato da Girolamo Perna, ammazzato a 28 anni sotto casa lo scorso 26 aprile da un killer al momento ancora ignoto.

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