Raduano, Liberantonio Azzarone, Luigi Troiano e il figlio Gianluigi Troiano. Del più grave reato di traffico di droga rispondono Raduano, Azzarone e Gianluigi Troiano, con le aggravanti sia dell’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti sia della mafia, essendosi avvalsi del metodo mafioso. A Raduano si contesta di aver «promosso, diretto e organizzato l’associazione, procurandosi da Cerignola la droga da smerciare a Vieste; mantenendo i contatti con i fornitori e intermediari; interagendo con altri gruppi criminali; procurando i mezzi di trasporto della drogai decidendo il prezzo dello stupefacente e i corrispettivi per i sodali». Il nipote Azzarone avrebbe fornito la droga agli spacciatori al dettaglio; mentre Gianluigi Troiano avrebbe «individuato i luoghi idonei per nascondere la droga». I 3 giovani garganici e con loro anche Luigi Troiano sono imputati di concorso nella detenzione ai fini di spaccio di 152 chili di marijuana, da cui si sarebbero potute ricavare oltre 805mila dosi, sequestrati dai carabinieri viestani il 15 ottobre del 2017 in località «Molinella» a Vieste. Raduano e il nipote Azzarone rispondono poi della detenzione ai fini di spaccio di 818 grammi di cocaina (ricavabili 3959 dosi) sequestrati dai carabinieri il 30 marzo del 2018 in contrada «Palude Mezzane»; degli 814 grammi di cocaina (4161 dosi ricavabili), dei 18 chili di marijuana (35713 dosi ricavabili), e dei 6 chili e mezzo di hashish (43554 dosi ricavabili) sequestrati dai carabinieri il 3 maggio del 2018 a casa di un viestano ritenuto legato al clan Raduano. Ancora Raduano e Azzarone sono accusati di detenzione dell’arsenale sequestrato sempre a casa del concittadino il 3 maggio 2018: mitra «Kalahnikov Ak47» con silenziatore e due caricatori con 47 proiettili; un fucile a pompa calibro 12; e due pistole semiautomatiche marca «Beretta» calibro 9×21 (una rubata e l’altra con i numeri di matricola limati). Raduano risponde poi, in concorso con Gianluigi Troiano, di una seconda imputazione di porto illegale di una pistola, nascosta di un albero; e infine anche di aver violato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in paese cui era sottoposto nel 2018 (sino alla data del fermo datato 7 agosto di un anno fa), per aver guidato una «Audi» nonostante la sospensione della patente.
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