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Dissesto idrogeologico e clima pazzo. Valletta: rischi periodici di alluvioni da Bari a Ginosa. La fragilità del Gargano

L’Italia è un territorio geologicamen­te fragile, continuamente soggetto ai fe­nomeni naturali che determinano il dis­sesto idrogeologico: alluvioni, frane, spro­fondamenti di cavità sotterranee a cui si aggiungono le manipolazioni che l’uomo ha prodotto negli anni sul territorio.

Secondo il rapporto Ispra 2018 a livello nazionale su 7983 comuni, ben 7275, ov­vero il 91%, presenta nel proprio terri­torio superfici a pericolosità idraulica e a rischio frane. Non solo, a questo dato deve essere associato anche il rapporto CNR IRPI, in merito a frane e inondazioni.

I numeri sono spaventosi: dal 2000 al 2018 ci sono stati 417 morti, 21 dispersi, 669 feriti, e 159.184 evacuati e senzatetto. Il territorio della Puglia, come quello di tutta Italia, in tutte le stagioni mostra la sua fragilità ed esposizione alla perico­losità idrogeologica.

È un lungo elenco quello degli eventi disastrosi che hanno interessato la Puglia, basta ricordare le devastanti alluvioni che a più riprese hanno colpito Bari agli inizi del 1900. Il Torrente Pirone ha causato alluvioni nel marzo 1905, nel settembre 1915, nel no­vembre 1926 e più recentemente nell’ot­tobre 2005.

Ma già c’erano stati eventi simili nel 1827, nel 1833 e 1881, che non causarono vittime solo perché la città non si era ancora sviluppata e poteva ancora permettere alle acque di arrivare a mare.

Ogni anno, in ogni stagione, le cronache registrano gravi fenomeni di dissesto idrogeologico che indeboliscono le difese: abbandono delle campagne, abusivismo edilizio, assenza di manutenzione dei fiu­mi, incendi fanno il resto. Gli eventi con vittime nel tarantino (Ginosa 2013) e nel Gargano (2014) e periodici fenomeni me­teorologici estremi raccontano la fragilità del territorio.

A detta dei Geologi pugliesi, dunque, diventa prioritaria la necessità di mag­giori investimenti in termini di previ­sione e prevenzione, che ponga fine da un lato a usi speculativi e abusivi del ter­ritorio, dall’altro al suo completo abban­dono. «In una situazione in cui sono sem­pre più evidenti gli effetti dei cambia­

menti climatici, che comportano fenome­ni meteorologici estremi caratterizzati da piogge intense concentrate in periodi di tempo sempre più brevi, la gestione ir­razionale del territorio – dicono – porta a conseguenze disastrose».

La gestione de­gli interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, dal punto di vista normativo, è affidata al Commissario straordinario, ovvero il Presidente della Regione.

«Sono stati pro­grammati numerosi interventi senza pre­vedere apposite spese per le opportune e necessarie indagini geognostiche e prove di laboratorio (che restano a carico dei geologi e gruppi di progettazione) con il serio rischio di realizzazione di progettazioni non adeguate alle criticità. Ser­vono – insiste l’Ordine dei Geologi – pro­gettazioni di qualità per contrastare il dissesto geo-idrologico evitando assegna­zioni con il massimo ribasso».

Occorrono «una seria pianificazione territoriale con­tenendo al massimo il consumo di suolo; una appropriata sensibilizzazione rivolta alla popolazione e agli operatori econo­mici; un vero monitoraggio di quello che succede al territorio e perché succede; sopratutto una rivisitazione dell’organiz­zazione dell’Ente che con propri tecnici qualificati sia in grado di gestire tutte le fasi degli interventi necessari sul terri­torio (progettazione, esecuzione, control­lo, monitoraggio del territorio e manu­tenzione delle opere).

Il potenziamento tecnico degli uffici pubblici (geologi, ingegneri, agronomi-forestali, etc.)».