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Canoni demaniali rincari record ristoranti sul mare a rischio chiusura

I rincari vanno dal 300 al mille per cento allo scorso anno. E i gesto­n minacciano di chiudere. Sulle coste della Puglia e di Bari in particolare sta per scoppiare una nuova guerra: a lanciarla i titolari di bar e ristoranti sul ma­re, titolari di concessioni dema­niali, che per via della finanzia­ria si vedono moltiplicati in ma­niera esponenziale i loro fitti. I problemi arrivano soprattutto dal Salento, dove sono tanti gli esercizi che si trovano sul dema­nio.
Ma anche a Bari città: Torre a Mare e Palese sono due delle zone dovei nuovi parametri sta­biliti dal governo Prodi hanno provocato un incremento im­portante: per stimare la tassa, le nuove norme non tengono con­to soltanto delle dimensione. Ma delle potenziali peculiarità della zona sulla quale insistono, del giro d’affari e del valore im­mobiliare medio della zona. Si­gnifica che quei ristoranti assai rinomati che sino allo scorso anno pagavano non più di tre­mila euro, quest’anno si ve­dranno arrivare un bollettino da 30mila. Numeri questi che però fanno muovere con molta cautela la Regione, che gestisce la vicenda per conto dell’Agenzia del De­manio. «Grazie al nostro inter­vento – spiega l’assessore Gu­glielmo Minervini – siamo riu­sciti a bloccare l’incremento esponenziale per i lidi che in al­cuni casi era assolutamente in­giustificato per attività che co­munque lavorano per forza di cose per tre mesi all’anno. In quel caso l’Agenzia del Dema­nio aveva dato una interpreta­zione secondo noi vessatoria al­la Finanziaria, ed evidentemen­te avevamo ragione: il ministero con una circolare ha infatti spo­sato la nostra tesi e siamo riusci­ti a bloccare gli incrementi». Discorso diverso, secondo Minervini, vale per bar e risto­ranti. «Nei mesi scorsi – spiega l’assessore regionale al Dema­nio – abbiamo fatto uno scree­ning sui canoni pagati dai titola­ri di concessioni. Erano infinita­mente bassi: parliamo di risto­ranti famosissimi che pagavano duemila euro all’anno. Se avessero avuto un locale, avrebbero pagato di fitto quella cifra ogni mese». Ecco perché la Regione non è andata alla battaglia sul­l’interpretazione della Finan­ziaria, «anche perché -continua l’assessore – in questo caso c’era molto poco da interpretare: la legge era chiara verso questa ca­tegoria, dovranno pagare». A Bari, per il momento però anco­ra no. L’assessore al Commer­cio, Sergio Ventrella, ha chiesto agli uffici di non inviare ancora i bollettini di pagamento agli esercenti. «Abbiamo bisogno – spiega l’esponente della giunta Emiliano – di approfondire il problema. Lo farò già questa settimana e poi sentiremo gli esercenti. Quello che non pos­siamo assolutamente accettare è che debba essere il Comune a chiedere questi soldi: pratica­mente nulla infatti va a finire nelle casse dell’amministrazio­ne, ma direttamente in quello dello Stato. Sarebbe opportuno che a presentare il conto agli esercenti sia direttamente l’A­genzia del Demanio». Una par­te dei locali lton dipendono dal Comune ma dalla Capitaneria di porto> che ha deciso di bussa­re a denari: i bollettini sono già partiti.