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SOS, salvate l’abbazia dell’Isola di San Nicola. La bellezza delle Tremiti e la Puglia da tutelare. Rischi di crolli?

In questi giorni si è realizzato un primo passo per la sua salvaguardia, ma bisogna far presto per troppo tempo la chiesa abbazia di Santa Maria a Mare sull’isola di San Nicola alle Tremiti è stata abbandonata a se stessa.

Tutti gli immobili appar­tenenti al demanio storico artistico delle Diomedee sono stati trasferiti a titolo gratuito al comune delle Tremiti e ora si potranno finalmente utilizzare i 20 milioni di euro che a suo tempo il MIBACT, cioè il ministero della Cultura e del Turismo per opera del ministro Franceschini mise a disposizione, di questi 11 dovevano servire proprio a mettere in sicurezza l’abbazia di Santa Maria.

Ora è tempo di intervenire, poiché i tempi geologici non attendono quelli amministrativi e nell’ipotesi peggiore il complesso abbaziale sulla sommità dell’isola di San Nicola potrebbe cedere implodendo su se stesso. Le prime av­visaglie sono concrete, basta entrare nella chiesa – e noi lo abbiamo fatto – e «ammirare» le lunghe crepe sulle colonne per capire che qualcosa di molto serio sta accadendo.

Il problema non è tanto all’esterno, ma sotto, istintiva­mente batto il piede sull’antico mosaico pavimentale con il grifone centrale (per bellezza secondo solo a quello della cattedrale di Otranto) e immagino le cavità che sono in basso, qui il rischio è dato dalla natura della roccia e dalle grotte che i monaci hanno aperto una ad una. Andarci sarebbe rischioso, ma da un documento inedito che pubblichiamo in esclusiva per la «Gaz­zetta» si può capire be­ne cosa avviene lag­giù.

Leggo e rileggo la breve relazione del Club Alpino Italiano Sezione di Bari Gruppo Speleologico «Vespertillo» che documenta una visita effettuata dal 22 al 25 aprile dello scorso anno alle isole Tremiti. Il 23 aprile eccoli all’ingresso delle ampie cavità sotto l’abbazia. «I crolli sono considerevoli – racconta una speleologa del gruppo Emanuela Derossi se». Riportiamo qui alcuni stralci della relazione del Club Alpino di Bari in modo che questa situazione sia all’at­tenzione delle Istituzioni e di chiunque abbia a cuore l’Abbazia.

Gli speleologi sono scesi negli «ipogei» (i sotterranei della cattedrale) attra­verso una scalinata che introduce al primo ambiente detto «Primo Celliere». Da qui si accede ad una serie di cavità che portano ad altri ambienti comuni­canti e li hanno esplo­rati uno ad uno. Questi ambienti si sviluppano quasi interamente al di sotto del corpo dell’Ab­bazia, ne sono le fondamenta.

«Una particolare attenzione – si legge nella relazione – va dedicata ai crolli, molti dei quali abbastanza recenti, come desumibile dalla consistenza e dall’aspetto poco alterato della roccia crollata». Si nota come la cavità sia già stata oggetto di interventi di conso­lidamento poiché lungo il percorso si trovano dei puntelli in ferro. «Ma – si legge ancora – la presenza dei puntelli non rassicura anche a causa dell’ele­vato stato di ossidazione che li ca­ratterizza, da attribuire molto proba­bilmente all’elevata percentuale di umi­dità e all’elevata concentrazione in essa della salsedine».

Quanto più rilevanti sono gli effetti sulla Basilica che sono puntualmente descritti. «I problemi di natura strut­turale che hanno interessato tutt’ora gli ipogei hanno determinato gravi pro­blemi strutturali anche alla soprastante Abbazia. Il successivo sopralluogo, in­fatti, realizzato nel Santuario ha messo in evidenza che sia il pavimento, sia le colonne che sostengono il soffitto della chiesa sono fortemente indebolite ed in più punti lesionate con evidenti segni di cedimento».

E ancora: «A tal proposito si segnala la presenza di ima enorme crepa che attraversa dal basso sino al soffitto la colonna collocata tra la na­vata centrale e la navata sinistra. La presenza di vetrini per crepe sulle colonne indicano degli interventi di mo­nitoraggio già in atto. Il solo moni­toraggio però mancante di interventi di consolidamento ad esso associati non da garanzia di sicurezza della strut­tura».

Della visita c’è un’ampia documen­tazione fotografica che può costituire una prima fonte di informazione di­retta. «Ma è necessario – conclude il documento – verificare al più presto lo stato dell’intero complesso dell’Abbazia – Fortezza procedendo quanto prima agli interventi consolidativi che pos­sano mettere in sicurezza tanto gli ipogei quanto il santuario patrimonio storico di fondamentale importanza non solo per la comunità delle Tremiti ma per l’intero patrimonio artistico e culturale regionale e nazionale».

Questa relazione era già stata inviata a suo tempo alle istituzioni comunali, regionali e nazionali, ma non ne frat­tempo non si è proceduto neppure a misure urgenti che appaiono, invece, quantomai indispensabili. Quello di San Nicola alle Tremiti è un altro pezzo importante del nostro patrimonio le­gato all’Adriatico e al Mediterraneo oggi a rischio, che non bisogna perdere, e si deve operare in fretta.

Lasciamo Santa Maria a Mare con un senso si sconforto, anche il grande e prezioso crocifisso duecentesco, un giovane Cri­sto vivente con due ricciolini sulla fronte sembra chiedere aiuto.

 

 

NICOLÒ CARNIMEO

gazzettemezzogiorno