Dopo l’enoturismo, l’oleoturismo. La legge di Bilancio battezza l’ingresso del turismo olivicolo tra le attività agricole connesse e apre nuove opportunità allo sviluppo e all’integrazione dei due comparti. In una nota di Aprol si sottolinea che i commi 513 e 514 dell’articolo 1 si definiscono le attività che rientrano nella categoria generale di oleoturismo. E, in particolare, quelle finalizzate alla conoscenza e dell’olio d’oliva espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura e produzione, l’esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo. In questa tipologia di turismo rientrano anche la degustazione e la vendita di produzione olivicole aziendali, anche in abbinamento ad altri alimenti freddi, e le iniziative a carattere didattico e ricreativo. La novità importante è che il richiamo alla normativa già in vigore per l’enoturismo evita la necessità di dover ricorrere a decreti attuativi che fatto farebbero slittare l’attuazione delle nuova normativa.
I REQUISITI
Il decreto interministeriale prevede standard minimi di qualità da rispettare. Per esempio, le aziende che vogliono rientrare nella normativa devono osservate l’apertura settimanale o stagionale con un minimo di tre giorni, comprendenti anche i festivi. Fondamentale anche la dotazione di strumenti informatici per le prenotazioni e l’adozione di cartellonistica esplicativa dell’attività con l’utilizzo di materiali normativi in almeno tre lingue ed evidenziando anche le attrazioni turistiche della zona. Gli ambienti destinati all’accoglienza dei turisti devono essere appositamente attrezzati e i titolari e i dipendenti devono possedere un’adeguata preparazione per l’accoglienza degli ospiti. Alla degustazione dell’olio si potranno accompagnare prodotti agroalimentari freddi, preparati dall’azienda stessa e pronti per il consumo. Gli alimenti devono appartenere alle produzioni regionali tipiche. Dall’attività di degustazione, tuttavia, deve restare esclusa la ristorazione a meno che l’azienda olivicola non sia già autorizzata all’esercizio dell’attività agrituristica.
LA FISCALITÀ
Il decreto sull’enoturismo ricorda che le imprese agricole devono rispettare le disposizioni relative a ciascuna attività svolta (oleoturismo, enoturismo, agriturismo, fattoria didattica). Per queste attività di applica la normativa fiscale dell’agriturismo. La determinazione del reddito sarà pari al 25 per cento dei ricavi conseguiti. L’Iva è detraibile nella misura pari alla metà di quella applicata sulle prestazioni. Le prestazioni oleoturistiche sono soggette all’Iva nella misura del 22 per cento. La detrazione forfettaria si applica soltanto alle imprese che esercitano attività agricola. L’inizio della attività non richiede particolari formalità se non la semplice comunicazione al comune di appartenenza attraverso la Scia
LE DENOMINAZIONI
La Puglia olivicola produce oltre il 50 per cento del’olio extravergine made in Italy. Detiene un patrimonio di 60 milioni di ulivi su una superficie di 383.650 ettari con una produzione lorda vendibile (Plv) pari al 20 per cento della totale plv del settore agricolo. In totale sono 5 gli oli che hanno ottenuto il riconoscimento comunitario della Dop: Terra di Bari, Terrae Tarentine, Terra d’Otranto, Colline di Brindisi e Dauno. IL 23 dicembre scorso è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’UE l’iscrizione definitiva dell’Olio di Puglia Igp. «Il marchio distintivo – ricorda il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia – è riconoscibile per il logo distintivo caratterizzato da un’antica moneta romana che simboleggia l’unità della regione. Il brand Igp garantirà che l’olio extravergine sia di alta qualità con parametri chimico-fisici ed organolettici di assoluto valore, faccia bene alla salute, perché il disciplinare prevede che solo oli con un elevato livello di polifenoli – i più importanti antiossidanti naturali – possano diventare Igp».
STOP ALLE FAKE NEWS
«Si tratta di una grande opportunità – sottolinea il vice- presidente nazionale di Coldiretti Gennarino Masiello – che aiuterà a diffondere la cultura dell’olio extravergine di qualità e a combattere le fake news che continuano a colpire il principe della Dieta Mediterranea. Le dieci fake news più diffuse sull’olio evo sono: il colore determina la qualità; non è facilmente digeribile; meglio conservarlo in bottiglie trasparenti o nelle oliere; la sensazione di piccantezza è un difetto; se è amaro è difettato; l’ambiente di conservazione non è importante; farlo invecchiare qualche mese aumenta la qualità; non filtrato è migliore; è poco adatto alle fritture perché più pesante; quello vecchio è migliore perché meno forte».
Gimmo Cuomo
corrieremezzogiorrno