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23 Gennaio/ COME SEI TU

Ogni uomo altro non è che figlio della tua stessa specie. Ogni uomo ha un’anima, un’anima come la tua, tutti sono sensibili. Sensibili come sei tu.

AL HATTABI

Il libro è intitolato Sogni senza sbarre (2005). L’autrice, una mia cara amica, Leila Ravasi Bellocchio, psicoanalista junghiana, è andata nel carcere femminile milanese di San Vittore ad ascoltare alcune storie di donne là segregate, varcando le «otto porte di ferro».

Sono raccon­ti dolorosi e nostalgici ma anche a loro modo sereni e liberi: impor­tante è ascoltarli per superare la reazione istintiva di chi vuole subito giudicare, prima di capire. Le narrazioni ricostruite da Leila sono tut­te intarsiate di evocazioni poetiche di grande intensità e trasparenza.

Ne ho scelta una, antica e remota: quelli sopra citati sono versi di un poeta mistico musulmano del X secolo, al Hattabi. Il suo è un in­vito ad andare al di là della pelle, delle figure, delle impressioni, per scoprire nell’intimo di ogni creatura umana quella sostanza che tutti ci accomuna.

La Genesi parlava di «immagine di Dio» impressa in ogni uomo e donna; Gesù si identificava col carcerato, il malato, il povero («tutto quello che avrete fatto a uno di questi fratelli più pic­coli, l’avrete fatto a me»).

Anche se sepolto sotto strati di male, an­che se protetto da forme di autodifesa scostanti e fin brutali, batte sempre in ogni persona un cuore, respira sempre un’anima. Una poetessa americana, Sylvia Plath, morta suicida nel 1963 appena trentenne, confessava: «Sono abitata da un grido. / Di notte esso esce svolazzando / in cerca, coi suoi uncini, di qualcosa da amare». Proprio perché tutti sono «sensibili come sei tu».

Gianfranco Ravasi