L’ufficio legislativo del ministero per i Beni culturali ritiene «viziata dal profilo di incostituzionalità» la norma-Amati sul turismo rurale, quella approvata a fine novembre nell’ambito della manovra di bilancio e al centro delle polemiche delle scorse settimane per via della possibilità di derogare al parere della Regione e delle Soprintendenze in caso di progetti di recupero di vecchie costruzioni costiere da destinare a usi ricettivi.
In una nota inviata alla Presidenza del Consiglio, nell’ambito dell’esame delle leggi, il ministero ricorda che è già stata impugnata la legge regionale 43 che ha «ampliato considerevolmente la platea degli interventi finora assentibili sui manufatti storici pugliesi tutelati», in contrasto con la legge nazionale perché «non è assicurata la partecipazione di questo ministero nel procedimento di adeguamento della variante» del piano urbanistico al piano paesaggistico regionale.
L’idea alla base della norma Amati, su cui l’assessorato all’Urbanistica sta predisponendo un disegno di legge di abrogazione, è proprio recepire nelle Norme tecniche attuative dei piani regolatori, «senza approvazione regionale», le previsioni della legge sul turismo rurale e due commi dell’articolo delle Norme tecniche attuative del piano paesaggistico che riguardano i territori costieri: il risultato è una sorta di liberalizzazioni degli interventi su immobili storici, ad esempio masserie e trulli, da destinare a fini turistici.
Ma anche la previsione della legge regionale, quella di consentire ai Comuni di escludere la cogenza dei due commi delle Norme tecniche attuative, viene considerata incostituzionale perché – ricorda il ministero – le Nta prevalgono sugli strumenti urbanistici comunali. Il ministero ha poi chiesto alla Puglia di modificare un altro articolo introdotto nell’assestamento di bilancio, che riguarda il procedimento di riclassificazione dei tratturi.
L’abrogazione delle norme sul turismo rurale potrebbe avvenire con il disegno di legge omnibus, che conterrà anche la proposta (presentata dall’ex assessore all’Ambiente, Mimmo Santorsola) per modificare il Piano casa, escludendo la possibilità di ampliare (e trasformare in residenziali) anche i capannoni industriali. Ma resta da capire se la maggioranza avrà i numeri per sostenere l’approvazione del provvedimento.