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5 Febbraio/ LA SMEMORATEZZA

Tre sono le cose che dimentico spesso: le date, i nomi e la terza… Ahimè, non me la ricordo!

ITALO SVEVO

Questo motto piuttosto sarcastico è assegnato a una delle grandi figure letterarie del Novecento, Italo Svevo, il famoso autore della Coscienza di Zeno (1923). Se devo essere sincero, io mi colloco proprio all’antipodo dello scrittore triestino, avendo avuto in sorte una me­moria fortissima, così disponibile da avermi probabilmente disabili­tato a usare il computer con tutte le sue mirabolanti memorie.

C’è, tuttavia, una fortuna anche nella smemoratezza: se è vero che ti im­paccia nella vita quotidiana, essa però cancella dalla mente e dalla coscienza tante cose inutili e tanti affanni, anche se rimane vero quello che il pensatore francese del Seicento La Rochefoucauld os­servava con ironia nelle sue Massime: «Perché dobbiamo avere abba­stanza memoria da ricordare fin nei minimi particolari quello che ci è capitato, e non ne abbiamo mai per ricordare quante volte lo abbia­mo raccontato alla stessa persona?».

Si sa che, ad esempio, gli anziani hanno una memoria «telescopi­ca» che rievoca il passato remoto e annulla quello recente, renden­doli così capaci di affliggerti con storie ormai sepolte, narrate senza posa. Detto questo, però, non dobbiamo dimenticare che esiste una smemoratezza pericolosa e spesso sottilmente voluta.

Ne siamo te­stimoni in questo tempo e in questa società che hanno cancellato il loro glorioso passato non solo cristiano e che hanno tagliato le radici spirituali e culturali, facendo avvizzire menti e coscienze, tenute in vita artificiosamente con terapie d’urto fatte di banalità televisive, di vacuità, di chiacchiere. Proprio per questo è necessario combattere, a partire dalla scuola, questa smemoratezza artefatta che ci sta dissec­cando lo spirito e riducendo a scorze vuote, colmate solo di prodotti commerciali e di reality show…

Gianfranco Ravasi