Il Partito Democratico ancora alle prese con i fantasmi del passato
Il richiamo allo statuto è d’obbligo. Nella fase in cui il partito democratico passa dal popolo delle primarie a quello degli iscritti attraverso il tesseramento, saranno i documenti narionali a dare l’equilibrio sul territorio fra chi milita, chi partecipa alle primarie e chi dibatte attraverso l’adesione ai forum tematici, lo strumento scelto dal partito di Veltroni per capire cosa vogliono i cittadini e da che parte ricominciare. Momento di svolta o cosiddetta seconda fase costituente. Fossero solo gli statuti a dettare le regole democratiche sarebbe fatta, chiaro che questo è l’auspicio di quanti vogliono respirare aria nuova e provare sul campo a tenuta democratica della formazione che va decollando. Aperta dall’assemblea provinciale presieduta da Paolo Campo la fase del tesseramento, quella che una volta decideva il peso dei singoli dentro il gruppo. Dai numeri delle tessere controfirmate si stabilivano cariche e si delineavano assetti, fino a gonfiarne l’entità per ottenere plebisciti e primi piani. Il medioevo dei "signori delle tessere’ non deve tornare nelle intenzioni dei figli nuovi del Pd, ed è tutto un coro di stop ad operazioni poco trasparenti che potrebbero mettere in crisi la svolta. Il problema si risolve per via statutaria anche intervenendo sul dibattito romano, se possibile. Un dibattito insidioso perché rimasto a lungo all’interno delle segreterie in cui, forti dei numeri, le eminenze grige del Pci prima e dei Ds dopo hanno fatto il bello ed il cattivo tempo. La questione tessere è riesplosa in questi giorni fervidi di congressi in cui ad essere messi in discussione riguardo ad uso di metodi democratici sono le stesse personalità uscite dalle primarie. In casa Pd le modalità di tesseramento sono al vaglio della direzione nazionale, conscia di quanto il terreno sia scivoloso perché, alla fine, a rischio potrebbe esserci la cerchia dei propri fedelissimi, un passo falso e l’altro gruppo, corrente, cordata, chiamatela come volete, potrebbe avere la meglio. Aldo Ragni è come sempre limpido nelle premesse: "Riguardo alle modalità di tesseramento ci sono diverse ipotesi di scuola, certo non ci possono essere più tesserati che elettori, noi vogliamo un tesseramento vero, che dia la dimensione reale del partito. Sarà gestito dai segretari di circolo, uno per ogni città,almeno finora". Ragni auspica che ci sia la possibilità di aumentare la presenza di circoli sul territorio e declinale forme della partecipazione: " Tesserati sono quelli che si impegnano per il partito, poi c’è il coinvolgimento nei forum tematici e il coinvolgimento nelle primarie". Lo schema che ci si appresta a varare, se tutto va bene, tenta di mantenere sotto controllo il potere dei capi locali, quello più pericoloso in questi anni, doppio, in molti casi e tale da produrre fervidi seguaci di Valter a Roma e corrispettivi conciliaboli dalemiani sul territorio. Sempre ammesso che sia necessario avere un santo protettore in quel di Roma perché, in molti casi, l’autonomia dei ras locali è stata straripante. Altro capitolo è quello del tesseramento con relativo utilizzo delle somme incassate per l’iscrizione dei militanti. "Oggi siamo in forte sofferenza – aggiunge Ragni- noi spingiamo perché quei soldi restino qui e non vadano al nazionale. Abbiamo affrontato una campagna elettorale e per ripartire la campagna di iscrizioni è importante". Raffaele Cariglia traccia con il righello il limite oltre il quale non si deve andare nell’infornata del Pd: "Ogni persona singolarmente si deve recare nel circolo a firmare la tessera e bisogna evitare di distribuire i pacchetti Ovvio che anche attraverso un’operazione individuale ci possono essere cose poco chiare se qualcuno si spinge al punto di coartare le coscienze, ma non credo sinceramente nei Mandrake". Smonta anche la portata delle primarie Cariglia, con un’angolazione che le dipinge "populiste" in base a come si fanno: "Se Pontone si candida alle primarie e porta avotare quelli delle cooperative magari le vince". E’ scontento della piega che stanno prendendo le cose, piegache ricalcail giàvisto: "Ci sono i vecchi tromboni come Sabino Colangelo o quelli che vengono dal rango del doroteismo democristiano tipo Italo Pontone o lo stesso Sergio Clemente che i vecchi metodi della Dc li ha imparati bene". La novità della campagna sta tutta nella fusione fra due partiti che vogliono lasciare la loro impronta su questo nuovo corso e si stanno attrezzando per non rimanere orfani di tesserati. Però il bluff dell’iscritto ad uso e consumo personale prima o poi si rivela: "A Bari hanno iscritto 18mila tesserati, e dov’erano questi voti alle ultime elezioni?". Fiducioso al cento per cento nelle direttive statutarie è Giovanni Cera, coordinatore cittadino del Pd di S. Severo: "L’equilibrio sta nello Statuto, del resto il tesseramento ha solo un aspetto di autofinanziamento, contano gli elettori iscritti in un apposito albo". Niente signori delle tessere per il coordinatore cittadino, piuttosto ci potrebbero essere il "signori delle primarie". Il Partito democratico, o una parte di esso, sta cercando di scongiurare l’uno e l’altro potentato che, com’è noto, si estinguono con estrema difficoltà. Cambiano nome le feste periodiche per ravvivare la militanza, si chiameranno "feste democratiche" tutte da organizzare. La parola, in questo caso, va a Ragni. In che cosa saranno diverse queste manifestazioni rispetto alle precedenti, cosa deve essere bandito rispetto al passato? "Non deve essere bandito nulla, chi ci va deve trovare anche altre facce rispetto a quelle del passato ".
Matteo Palumbo
l’Attacco