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26 Febbraio/ AI GIOVANI

Molti oggi parlano dei giovani; ma non molti, ci pare, parlano ai giovani.

GIOVANNI XXIII

 Dite ai giovani che il mondo esisteva già prima di loro, e ricordate ai vecchi

che il mondo esisterà anche dopo di loro.                

PAOLO VI

Sono frasi di due papi che si sono succeduti nel reggere la Chiesa, Giovanni XXIII e Paolo VI, ed entrambi si rivolgono ai giovani, un pianeta spesso problematico, oggetto di studi e di analisi psicoso­ciologiche, quasi fosse un fenomeno da comprendere e da controlla­re e non tanto una realtà umana con cui dialogare.

Acquista, perciò, particolare valore la prima frase che è di Paolo VI: nella pedagogia come nella stessa opera delle Chiese, bisogna certo interessarsi della questione giovanile, ma ciò che è ben più importante è andare in mezzo ai giovani, capirne il linguaggio, coinvolgersi nelle loro do­mande, parlare alla loro mente e al loro cuore.

Certo, è un’impresa tutt’altro che facile per l’adulto. Eppure l’esem­pio di un altro papa, Giovanni Paolo II, negli ultimi tempi della sua vita è stato emblematico: nonostante la distanza degli anni, la stessa sua immobilità fisica, il rigore del suo messaggio, egli riusciva a var­care ogni abisso generazionale, a introdursi nella frenesia giovanile, a scuoterne la superficialità apparente.

Certo è che tra le cose da dire a loro e a noi adulti o anziani c’è anche quello che Giovanni XXIII affer­mava nella seconda frase. Nessuno comincia mai da zero, annullando il passato o illudendosi di poterne fare a meno. Nessuno, però, deve illudersi di mettere una frontiera decisiva al fluire del tempo, delle scoperte, della ricerca che proseguirà anche dopo di noi, proprio in questi giovani che ora s’affacciano alla ribalta della storia.

Gianfranco Ravasi