Giù le zampe dalla varechina. Ha fatto molto discutere la dichiarazione resa qualche giorno fa da un veterinario intervistato in streaming, Enrico Zibellini, rispondendo a una domanda sul modo corretto di pulire le zampe del proprio cane al ritorno da una passeggiata per ridurre i rischi che l’animale diventi inconsapevole vettore di contagi, ha suggerito di praticare «una normale detersione e disinfezione delle zampe stando attenti ai polpastrelli per non irritarli» e di farlo «usando materiali disinfettanti molto diluiti a base di clorexidina o banalmente con della candeggina ma molto diluita e tamponare poi le zampe. Per il muso è meglio stare attenti a parti delicate come occhi e mucose perché tutti i detergenti sono molto irritanti».
Una tesi, quella dell’uso della varechina per pulire il nostro fedele amico, che non è piaciuta a molti. La varechina, infatti, altrimenti detta candeggina, è ipoclorito di sodio (ovvero il sale di sodio dell’acido ipocloroso) diluito in soluzione acquosa in percentuali variabili dall’l al 25 per
cento. Utilizzato per disinfettare le superimi domestiche è però piuttosto irritante, al punto che nell’uomo si suggerisce l’utilizzo di guanti per entrarvi in contatto. Quindi meglio lasciarlo nello scaffale quando si tratta di disinfettare Fido. Lo spiega anche l’Istituto Superiore di Sanità, che qualche giorno fa, in una serie di linee guida per il contenimento del contagio di Covid-19, raccomandava di agire così: «È possibile al rientro a casa lavare le zampe del cane con acqua e sapone, analogamente a quanto facciamo con le nostre mani, avendo cura di asciugarle bene e comunque è opportuno evitare di farlo salire con le zampe su superiori con le quali veniamo a contatto (ad esempio su letti o divani)».
Molto severo Luca Robutti, presidente dell’ordine del Medici veterinari della provincia di Savona, secondo cui «la candeggina non va assolutamente usata neanche diluita. Si rischia di fare dei danni anche molto seri. I cuscinetti nelle zampe sono molto sensibili, si potrebbero generare abrasioni o anche effetti peggiori qualora ad esempio l’animale poi si leccasse le parti trattate. Sul muso ancora più risolutamente no. Tra gli effetti nocivi potrebbe portare a vomito, erosioni della mucosa, del tartufo e delle labbra».
Va detto in ogni caso che attualmente si considera estremamente improbabile il fatto che il cane, toccando dapprima le superfici esterne e poi quelle di casa diventi veicolo di contagio. Anche perché il coronavirus all’esterno sopravvive poco e pioggia e raggi di sole lo eliminano.