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12 luglio/ LE SOPRACCIGLIA

Furono dati gli occhi a un cieco: subito chiese di avere anche le sopracciglia.

AFORISMA GEORGIANO

Durante una cena in casa di amici mi era stato presentato un si­gnore della Georgia, la repubblica caucasica con capitale Tbilisi. Mi interessano notizie sulla lingua che vi si parla perché in essa fu tra­dotta la Bibbia a partire già dal V secolo, in codici importanti. Sono venuto, così, a conoscenza di un aforisma georgiano, quello che ho sopra citato.

La sua incisività è indubbia e colpisce un difetto che un po’ tutti ci trasciniamo dietro, quello che ci rende incontentabili. Vo­gliamo, esigiamo, pretendiamo, reclamiamo, richiediamo senza so­sta, quasi tutto ci fosse dovuto. L’insoddisfazione non ci permette neppure di godere quello che abbiamo ottenuto poiché, subito dopo, siamo pronti a protestare perché desidereremmo qualcos’altro.

È, questo, un vizio che riguarda non solo il possesso ma anche l’intelligenza: vorremmo capire e risolvere tutto. Riguarda la stessa vita: se abbiamo un dolore, ci lamentiamo; se passa, ci sembra poca cosa la serenità; se siamo soli, vorremmo una presenza; quando ab­biamo una persona accanto, ci annoiamo.

La litania potrebbe prose­guire all’infinito. Non conosciamo il gusto della semplicità, del po­co, della sobrietà, dell’essenzialità, dell’essere appagati anche nelle piccole cose e nella quotidianità. Il poeta russo Sergej Esenin nell’o­pera postuma L’Uomo Nero (1926) scriveva: «Mostrarsi semplici e sorridenti è l’arte suprema del mondo». Vivere con semplicità e pen­sare con grandezza genera la pace interiore, libera da tensioni inces­santi, ed è il dono più prezioso dell’esistenza.

Gianfranco Ravasi