La buona notizia è che, finalmente, la stagione del cemento selvaggio è passata. Ma sulle spiagge pugliesi il sole non splende, almeno non sempre: tante sono sporche, troppe sono riservate ai pochi che possono pagare. È questa la fotografia scattata dal Wwf, che per conto della Regione gestisce un numero verde (800-085898) contro i reati del mare: dalle segnalazioni dei cittadini – più di 150 nel solo mese di luglio – emerge la mappa del mare di Puglia negato. I DANNI – «Rispetto agli anni precedenti la dinamica degli abusi segnalati è molto cambiata», spiega l’assessore al Demanio, Guglielmo Minervini. «Qualche anno fa eravamo sommersi dalle segnalazioni di abusi edilizi, che oggi sono molto meno diffusi: non significa che sono scomparsi, significa che la nostra azione di sorveglianza sta innescando un effetto deterrente». Ma il problema comunque resta: «II nostro territorio è vittima di azioni sconsiderate. Sbancamenti di dune, distruzione dei faraglioni, danni che sono irreparabili. Fortunatamente, nell’ultimo anno, siamo riusciti quasi sempre a intervenire in tempo: in casi come questo conta soprattutto ciò che si riesce a evitare, prima che diventi irreversibile».
SULLA CARTA -Eppure in questo settore la Puglia si è dotata della più avanzata legislazione. «Le nostre norme sull’accesso libero agli arenili sono state copiate dall’Italia intera», dice con orgoglio Michele Loffredo, dirigente regionale del Demanio. La regola che prevede di destinare almeno il 60 % della costa alla libera fruizione, però, resta troppo spesso sulla carta. Il motivo? I Comuni, che dovrebbero sorvegliare, spesso non lo fanno. Oppure (sta accadendo un po’ dappertutto: Vieste, Bari, Trani, Ginosa Marina) le amministrazioni continuano a concedere pezzi di spiaggia ai privati, nonostante dal 23 giugno 2006 sia in vigore una moratoria che cesserà a fine anno, con l’entrata in vigore del nuovo piano regionale delle coste. «Abusi pubblici», li definisce l’assessore Minervini: ristoranti e stabilimenti balneari che «crescono» a spese della collettività. Non potrebbero, ma nessuno controlla.
I DATI -Per ognuno dei 970 km di costa pugliese risultano rilasciate 1,11 concessioni, che occupano i19 % della superficie demaniale. Ma è un dato medio. Nei principali centri che hanno spiagge sabbiose (Rodi, Vico del Gargano, Manfredonia, Margherita, Vernole, Ugento, Lizzano, Castellaneta e Ginosa) il numero di concessioni sale infatti a 4,85 per km e l’occupazione del suolo demaniale arriva al 38%. L’occupazione media del territorio scende al 28% dove la costa è rocciosa (Peschici, Vieste, Mattinata, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Fasano, Otranto, Castro, Andrano, Castrignano, Morciano, Racale, Taviano, Nardò e Porto Cesario) ma le concessioni interessano soprattutto le zone «pregiate» del territorio, quelle che si addensano intorno ai centri abitati. Il risultato è che quasi sempre, per trovare una spiaggia libera, bisogna spingersi in zone periferiche.
I PARADOSSI -Per presentare i dati sul numero verde del Wwf, la Regione -ha scelto la splendida Vedetta di Giovinazzo, una struttura che il Comune avrebbe l’obbligo morale di preservare e che invece ignora. E il nord Barese è uno dei territori in cui l’accesso al mare è più difficile, perché è maggiore la quantità di costa in mano ai privati. Con situazioni paradossali, come quella del cantiere navale recentemente sequestrato a Trani, a due passi dal Monastero di Colonna. «Era lì da vent’anni – si infervora il presidente regionale del Wwf, Pasquale Salvemini – ed è incredibile che nessuno se ne sia accorto in tutto questo tempo». Ma non basta. Nei prossimi giorni potrebbero scattare i sigilli allo stabilimento Nautilus di Giovinazzo, uno dei più noti ritrovi della movida: il pm Nitti della procura di Bari ne ha chiesto il sequestro preventivo per gravi irregolarità edilizie.
LE PROSPETTIVE – Si puo dire che, in un certo senso, le segnalazioni al numero verde stiano orientando l’azione di controllo. «I cittadini sono alleati fondamentali per tutelare le coste ed esercitare un controllo capillare sul territorio», conferma Minervini. Ma ovviamente non bastano. «Sarebbe sufficiente – dice Loffredo – che i vigili urbani svolgessero anche questo compito di sorveglianza, magari di inverno, segnalando i muri che sorgono ed i lavori abusivi. Intervenire a cose fatte è sempre più difficile, la demolizione delle opere può portare via anni».
Sequestro a Baia delle Zagare
Sigilli all’ascensore che porta in spiaggia. Il Noe: potrebbe essere abusivo.
L’ascensore Nord di Baia delle Zagare, il famoso centro turistico di Mattinata, potrebbe essere abusivo: per questo ieri i carabinieri del Noe di Bari hanno sequestrato la cabina panoramica che sale per 50 metri a picco sul mare. I militari, agii ordini del tenente Gennaro 8adolati, hanno acceso un faro sulla «storia» dell’ascensore (realizzato – come tutto il complesso – su suolo demaniale) scoprendo che non esiste alcun documento sulla sua realizzazione: quindi – è l’ipotesi investigativa del fascicolo che fa capo al pm Minardi della procura di Foggia – l’ascensore sul mare potrebbe essere stato costruito abusivamente. I carabinieri, che ieri hanno lavorato sul posto fino a tarda sera e in questi giorni continueranno a esaminare le autorizzazioni della struttura, hanno valutato la possibilità di sequestrare anche il secondo ascensore che serve la struttura: al momento non è stato assunto alcun provvedimento, ma pare che la proprietà dell’albergo potrebbe comunque fermare l’impianto. Per scendere a mare in uno dei posti più incantevoli di Puglia, su una spiaggia privata di quasi 1 km dove a fine anni Ottanta amava soggiornare il gotha della prima Repubblica, da oggi bisognerà scendere qualche centinaio di scalini.