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17 OTTOBRE/ GLI ANIMALI PREGANO?

Credo che l’orante sia un’espressione universale dell’umano. Forse non solo un’espressione umana, se è vero, come diceva Tertulliano, che anche gli ani­mali pregano. Mi piace pensare che lo facciano anche loro, che lo facciano perfino le piante, che tutto quanto vive e muore sotto il cielo possieda la ca­pacità di pregare.

ROBERTO CARIFI

L’ultima riga del Salterio ha un’espressione ebraica che potrebbe essere tradotta anche così: «Tutto ciò che respira dia lode al Signo­re». Certo, il primato dell’uomo è indiscutibile in questa e in altre frasi bibliche: tuttavia, come accade nel Salmo 148, ove sono convo­cate 22 creature a cantare l’alleluia (tante quante sono le lettere del­l’alfabeto ebraico), l’uomo è quasi il sacerdote di una liturgia che è cosmica. Ho ritrovato in modo originale questa idea in un bellissimo e intenso dialogo tra imo dei nostri migliori poeti, il pistoiese Rober­to Carifi, e un giornalista, Giovanni Ruggeri (La rosa senza perché, 2004).

Carifi prende spunto da una suggestione di uno dei primi scritto­ri cristiani, l’avvocato africano Tertulliano (160-220 ca), che vedeva nello sguardo rapito degli animali in certi momenti della loro esi­stenza una sorta di riconoscimento orante nei confronti del loro Creatore. Se è vero, come scriveva il filosofo danese ottocentesco Soren Kierkegaard, che pregare è il respiro dell’anima, possiamo dire che a loro modo col loro respiro anche gli animali – che per la Bibbia ricevono uno spirito di vita da Dio – elevano una lode a Dio. È bello sentire attorno a noi questa tensione delle creature verso il Creatore. A essa l’uomo è invitato a non far mancare il suo anelito cosciente che guida verso Dio il respiro di ogni essere vivente.

Gianfranco Ravasi