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Sanità in Puglia, caos per i ticket

 La stretta decisa dalla Regione sulle autocertificazioni per le esenzioni dal ticket – che scatta dal primo ottobre – sta mettendo in difficoltà le Asl pugliesi: la macchina sanitaria – colta impreparata dall’evento anche per la sottodotazione di strutture telematiche – sta andando in tilt. Molti i pazienti che, in questi giorni, si stanno affrettando agli sportelli per le pratiche, con le inevitabili code che il maggior afflusso comporta.

 

Dal primo ottobre, non varrà più la semplice autocertificazione per ottenere l’esenzione dalla spesa per prescrizioni farmaceutiche, ma occorrerà presentarsi muniti di dichiarazione dei redditi (Cud, 730 o Unico) per dimostrare all’Asl di rientrare nella nuova fascia di reddito decisa dalla Regione (oltre ai titolari di pensione sociale, i pazienti con reddito annuo del nucleo familiare di 29mila euro – incrementato di 1.000 euro per ogni figlio a carico – , non più di 22mila euro come dal 2005 ad oggi. L’esenzione parziale, invece, non sarà più limitata ai redditi di nucleo familiare fino a 27mila euro più mille euro per ogni figlio e agli ultra-65enni con reddito annuo di 32mila euro più mille euro per ogni figlio, ma verrà rispettivamente innalzata ai redditi fino a 34mila euro e 39mila euro annui). Verifica e documenti alla mano vengono richiesti anche per le prestazioni specialistiche, sulle quali resta, però, inalterato il vecchio regime: disoccupato o titolare di pensione al minimo con reddito di 8.262 euro (11.362 euro se coniugato) più 516 euro per ogni figlio a carico; titolare di pensione sociale o ultra-65enne con reddito familiari inferiore ai 36.151 euro. In ambedue i casi, farmaci e esami, ovviamente continua a vigere per l’esenzione il riconoscimento di patologie croniche e le situazioni invalidanti.
L’obiettivo della Regione è realizzare una sorta di banca dati che incroci i dati delle Asl con quelli dell’anagrafe tributaria, alla luce delle numerose «evasioni» realizzate con la semplice autocertificazione. Ma alla tempistica data – l’avvio della fase transitoria era inizialmente previsto il primo agosto, ma quello stesso giorno la giunta deliberò di rinviare al primo ottobre la data di partenza – ha colto alla sprovvista gli uffici delle aziende sanitarie e dei distretti, molti dei quali non ancora collegati in rete. E ha investito di colpo molti pazienti, costretti a girare tra gli sportelli dei centri di assistenza fiscale e le code nelle Asl.