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Allarme in Puglia eolico e fotovoltaico nel mirino dei boss

Forse soldi sporchi nel business da 11 miliardi di euro.

 

Si, la Regione è in ritardo sulle valutazioni ambientali dei progetti che riguardano l’eolico. E sì, esiste il rischio che per molti di quei progetti lo screening venga compiuto da un commissario nominato dal Tar Ma sulle fonti rinnovabili la Puglia ha il dovere di procedere con i piedi di piombo: il grande boom di richieste e il fiorente mercato parallelo delle autorizzazioni sono spie di una possibile infiltrazione della criminalità organizzata nel business delle energie rinnovabili.
I numeri, in questo senso, forniscono più di un indizio. A fronte di impianti eolici già installati per 658 MW e di parchi fotovoltaici per 19, negli uffici dell’assessorato all’Ecologia ci sono richieste per produrre altri 16.000 MW dal vento ,e per 600 MW dal sole. Realizzare un impianto eolico costa circa 5OOmila euro al megawatt, un megawatt di fotovoltaico costa 5 milioni e oltretutto consuma 3 ettari di campagna. Sulla carta, dunque, dietro l’energia rinnovabile c’è un business da 11 miliardi di euro. Cifre colossali, che potrebbero innescare l’appetito di chi ha grosse cifre da riciclare.
Negli uffici regionali a questo proposito c’è grande attenzione. Anche perchè la Direzione investigativa antimafia di Lecce si è già imbattuta in clan che puntavano all’eolico. <<Il dubbio è lecito – dice Davide Pellegrino, direttore dello Sviluppo economico per la Regione in un momento di grandi difficoltà del sistema imprenditoriale, la disponibilità di capitali così ingenti deve indurre tutti alla cautela». Pellegrino si limita a fare un discorso numerico: «Il nostro Piano energetico prevede 4.000 Megawatt di eolico entro il 2016. Siamo già arrivati praticamente a 1.000. Significa che soltanto il 20% dei 16.000 Megawatt richiesti potrà essere autorizzato». E questo implica, appunto, grande attenzione: <<Nei nostri uffici ci sono 2 conferenze di servizi a settimana che riguardano le autorizzazioni uniche per gli impianti eolici. Presto arriveremo a 4: sfido a trovare un’altra Regione che ne fa così tante. Ogni screening completato dall’assessorato all’Ambiente procede spedito: qui non abbiamo pendenze di eolico». Il collo di bottiglia, dunque, è sul fronte ambientale: «Ma non potrebbe essere diversamente. L’assessorato è stato inondato di domande, ciascuna delle quali va esaminata con la dovuta attenzione dai pochi addetti disponibili».
Nel frattempo, le procure puglisi hanno i fari puntati sull’eolico. Società con capitali minimi che comprano terreni agricoli a pochi spiccioli e li rivendono per milioni, e magari presentano alla Regione richieste di autorizzazione in serie. A giugno l’accusa di concussione per i permessi di un parco portò all’arresto del sindaco di Ascoli Satriano, Antonio Rolla. A marzo la Dda di Lecce ha portato a termine un’inchiesta sul clan Bruno di Brindisi, che stava tentando di far sorgere un insediamento a Torre Santa Susarina. Nel Tarantino è stato segnalato l’interesse di una società campana, la Gec, che farebbe capo ad un imprenditore coinvolto nel business delle discariche e per questo colpito da interdizione. Stessa storia a Deliceto, dove l’autorizzazione di uno dei più importanti parchi eolici pugliesi faceva capo ai fratelli Bonassisa, gli stessi finiti ai domiciliari per la discarica abusiva scoperta a giugno nel torrente Cervaro. La società dei Bonassisa – secondo la Finanza di Foggia – avrebbe ceduto i permessi al gruppo russo Renova: una prassi, quella delle «cartiere» che lucrano sulle autorizzazioni, su cui ci sono ancora troppi aspetti oscuri.