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Mantovano: in Puglia rischio mafia nelle amministrazioni

Ma davvero la «piovra» pugliese sta stendendo i tentacoli fin dentro il Palazzo? Quegli amministratori finiti nel mirino del crimine, gli intrecci, gli affari che si leggono in controluce, nella nuova storia di inquietudine della Puglia, sono la spia di una criminalità che ha alzato il tiro, che va infiltrandosi?

«Non sono in grado di dire se sia così. Non parlerei già di un “fenomeno”. Per questo voglio ascoltare gli amministratori. Voglio capire».

Il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, dopo il vertice presieduto a Foggia ieri sera, sarà oggi pomeriggio a Bari, per la Conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza, convocata per l’esame della situazione della criminalità in Puglia, dopo il sangue che è tornato a sporcare le strade di Foggia e dei centri del Salento.

Onorevole, non crede che vi sia anche un’emergenza legata alla pubblica amministrazione, se pensiamo, ad esempio al doppio agguato subìto dal sindaco di Lucera, come ad altri episodi che si stanno susseguendo nel Salento?

«Domani (oggi pomeriggio, ndr) ascolterò i rappresentanti dell’Anci. Voglio farmi descrivere come stanno davvero le cose perché ogni situazione va approfondita. Bisogna capire, caso per caso, episodio per episodio prima di dire qualsiasi cosa. Ecco perché intendo prima ascoltare gli addetti ai lavori».

In Capitanata, in questo periodo, sembra registrarsi la situazione più allarmante sul piano dell’ordine pubblico.

«Qui non siamo di fronte a una novità. Che a Foggia e in Capitanata ci sia un dato strutturale preoccupante, lo sappiamo. Situazioni del genere si cronicizzano, come un malato a cui ogni tanto viene la febbre alta: la febbre non è l’emergenza, è soltanto la manifestazione di una malattia. A Foggia siamo in presenza di una situazione patologica strutturale. Dunque non è oggi che cominciamo un lavoro su questo territorio. Il lavoro è in corso da tempo e abbiamo avuto risultati importanti soprattutto sul piano investigativo».

Sulla turbolenza della Capitanata e del Gargano in particolar modo, aveva già coordinato un incontro a luglio: cosa è cambiato in questi mesi?

«In quell’occasione dedicammo un approfondimento specifico all’area garganica. E da allora ad oggi si sono mosse molte cose, a cominciare dalla presenza costante del prefetto Gratteri che torna sul Gargano per coordinare le autorità di sicurezza. Ma oggi l’oggetto dell’attenzione è soprattutto la città di Foggia».

Perché, cosa sta succedendo?

«È in atto il tentativo reciproco delle bande di avere un predominio specifico sul territorio, e nel far questo utilizza anche questi strumenti di morte».

Per Foggia è stato deciso il potenziamento delle forze di polizia, saranno impegnati il Ros e il Gico: un potenziamento sul piano investigativo?

«Il quadro investigativo in realtà è già chiaro, le indagini sono in corso ci saranno degli sviluppi e ci sono aiuti anche da questo punto di vista. Ma io continuo a dire che la vera arma contro il crimine sono le misure di prevenzione».

Colpire i portafogli mafiosi.

«Appunto. Anche nel corso del vertice di Foggia ho raccomandato la massima attenzione alle misure di prevenzione patrimoniale, utilizzando anche i nuovi strumenti introdotti dal parlamento qualche settimana fa. Poi ho chiesto al prefetto di Foggia di raccordarsi con il sindaco e il presidente della Provincia per arrivare alla stipula di un patto per la sicurezza a Foggia».

Quando?

«Credo che già in ottobre potrò tornare a Foggia per aggiungere la mia firma al Patto».

In che cosa si concretizza questo Patto?

«Prevede ad esempio un miglior utilizzo sul territorio delle forze dell’ordine. Se i vigili urbani si dedican oagli incidenti stradali 24 ore su 24 vuol dire che polizia, carabinieri e finanza possono dedicarsi ad altro».

Onorevole Mantovano , ma qual è lo spessore attuale della mafia in Puglia. Quali le forme, i metodi, la virulenza?

«È una situazione completamente diversa rispetto a quella di 15 anni fa, sia a Foggia che a Bari che nel Salento. Non esistono più le grosse organizzazioni organizzate in termini verticistici con ampie ramificazioni».

Una mafia che ha cambiato volto.

«Sì, oggi esistono tante organizzani, più piccole, che agiscono su territori circoscritti e si dedicano sostanzialmente agli stupefacenti e alle estorsioni, in certi casi anche alle rapine»

Meno pericolose?

«Per certi versi sì. Ma non va sottovalutato che proprio perché si tratta di realtà circoscritte vi è una tendenza a risolvere i conflitti anche con la violenza, perché è più facile lo sconfinamento nell’area di pertinenza di un’altra organizzazione».

I clan non fanno più paura?

«Sono più deboli, ma ciò non vuol dire che non possano compiere gesti efferati».

CARMELA FORMICOLA