Da molti anni San Nicandro Garganico è teatro di un malcontento generale da parte tutta la popolazione. La Chiesa di San Giuseppe – poco distante dal paese, luogo di preghiera e devozione, di tradizioni popolari, bene culturale all’interno del Parco Nazionale del Gargano – risulta ad oggi totalmente deturpata, inaccessibile ai fedeli e non più adibita al culto di stampo cattolico. Tutto comincia intorno agli anni ’80, quando Michele Ciavarella con la volontà di restaurare ed effettuare delle migliorie al sito, ottiene dal Vescovo dell’epoca l’affidamento del complesso.
La concessione però prevedeva l’utilizzo dei locali solo per attività religiose e di culto cattolico. Ma così non fu. Ciavarella oltre ad occuparsi della custodia e del restauro, iniziò a servirsi della Chiesa per professare un culto in netto contrasto con la religione cattolica, ma in linea con le sue personali convinzioni. Nel 1983 il Vescovo tentò di revocare il complesso a Ciavarella, che però non abbandonò la struttura, e nel 2000 il parroco dell’epoca, Don Mario Francescano, gli intimò di lasciare i locali, ma anche in questo caso nulla servì a liberare la Chiesa dalla presenza del custode.
Adriana Giagnorio cittadina di Sannicandro, portavoce di questa denuncia, dichiara:
“La comunità è stata privata di un bene culturale, di una Chiesa cattolica, che è stata profanata e non custodita per continuare a permettere il culto cattolico, nonostante l’ultima sentenza lo prevedesse.” Luogo di devozione ma anche di tradizione culturale: “ogni anno si faceva la messa in onore di San Giuseppe, si faceva una grandissima festa con la cuccagna, con i giochi, quindi era un momento importante per tutta la comunità, un momento di ritrovo, una tradizione secolare accompagnata da un picnic nel giorno di San Giuseppe, dove la popolazione si incamminava fino alla collina in onore del San to. Era una sorta di piccolo pellegrinaggio”, dichiara Giagnorio. Dall’insediamento di Ciavarella tutta la ricca tradizione di paese in onore di San Giuseppe va via via scomparendo, compaiono i lucchetti alla porta della chiesa, e da quel momento in poi il custode utilizza la struttura per divulgare una religione diversa da quella cattolica, tutto ciò davanti all’Incredulità dei fedeli e dei cittadini. Ma la devozione per San Giuseppe che anima la battaglia di Adriana Giagnorio le permette di riportare la questione al centro dell’attenzione pubblica e politica. Proprio quest’anno e dopo quasi trentanni “realizzeremo un arco di fiori da mettere intorno ad una edicola votiva di San Giuseppe ed anche questa ha più di un secolo. Era tradizione che il Comitato di San Giuseppe apponesse questa corona di fiori il giorno della festa”, racconta la portavoce cittadina. Un piccolo gesto che testimonia il forte legame della comunità alla sua tradizione culturale e religiosa. Ma la denuncia riguarda anche lo stato in cui versa la cappella sacra, “è sparita la statua, le suppellettili sacre, la croce che di sera si illuminava ed era visibile dalla cittadina, la campana. Ad oggi risulterebbero degli esposti alla Soprintendenza di Foggia e agli altri organi preposti alla tutela civile e religiosa, che riguardano lo stato attuale in cui versa questo sito culturale che è continuamente modificato e distrutto, non rispettato e tenuto in custodia da chi doveva, come millantato. Attualmente all’entrata sono state apposte assi di legno per impedire la visita all’interno. Ma al momento nessuno si è presentato per venire a vedere cosa sta succedendo. Noi cittadini chiediamo di poter riavere la chiesa in quanto Chiesa cattolica, ridare il culto a San Giuseppe e tutelare un bene culturale, un eremo del 1700 sito nel Parco Nazionale del Gargano”.
Un territorio martoriato che non lascia indifferenti i Gruppi Ricerca Ecologica che sostengono la giusta causa di Adriana Giagnorio. Giuseppe Romanorappresentante dell’associazione GRE dichiara a l’Attacco: “Metteremo in campo tutte le nostre energie per tutelare questo bene culturale e per riuscire a riconsegnare una storica tradizione di San Nicandro Garganico nel giorno di San Giuseppe”. Tutta la comunità sannicandrese chiede a gran voce ciò che gli spetta di diritto, chiede che venga tutelata una tradizione culturale e religiosa e intende far giungere questo coro di voci – insieme all’associazione GRE – in tutta la provincia di Foggia, che possa svegliare le coscienze e sollecitare l’intervento delle istituzioni.
Simona Regina
l’attacco